Vi proponiamo un’intervista a Dario Longo, artista pistoiese, sull’installazione “Ri-Carica!”.
Allora Dario, come nasce questo tuo legame tra l’arte e la natura?
Unire natura ed arte è un punto di arrivo, perché ti permette di affrontare temi attuali. Quando hai l’occasione di confrontarti con ambienti come quelli di Nursery Campus sei immerso nella natura e ciò ti porta a riflettere profondamente sul rapporto tra l’uomo e l’ambiente che lo circonda osservando il legame tra l’energia della natura e l’energia dell’uomo. Si tratta di una connessione che tende all’equilibrio, in quanto ricerca il bilanciamento fra l’incontrollabilità della natura e il suo essere fonte di energia per l’uomo e dall’uomo, che a sua volta restituisce, ricaricando a sua volta la natura stessa.
Quindi la fonte di ispirazione che ha dato luce all’installazione presente nell’orto è il concetto di scambio energetico tra uomo e natura?
Si, ricordiamoci però che ci sono anche altri punti di osservazione. L’arte si può osservare e vivere a livelli diversi, il primo è soltanto visuale, che ti porta a vedere questi oggetti che emergono dalla terra confondendoli con semplici forme. Se poi si avesse la curiosità di provare ad immergersi in modo più profondo nel pensiero dell’artista, e quindi cogliere l’altro aspetto, ovvero quello metafisico, ci accorgeremmo che ci sono dei concetti più alti: quello dell’orto che ora è spoglio senza forme di vita visibili che però con il passare del tempo si riempirà di piante, fiori, frutti.
Vivendo l’ambiente del Campus è inevitabile imbattersi nelle tue opere e viene naturale chiedersi se c’è un filo conduttore tra di loro.
Si, vedo nella quotidianità del Campus un forte legame tra uomo e natura. È questo legame che cerco di raccontare con le mie opere: il Campus è un luogo di costante processo di formazione per coloro che lo vivono, e allo stesso modo diventa per loro anche un ambiente capace di “ricaricare” le loro energie ed idee.
Parlando di opere che si inseriscono in un contesto naturale, è facile notare come nell’installazione “Ri-Carica!” hai scelto dei colori che in natura non esistono, cosa ti ha spinto a fare questa scelta?
La scelta dei colori è stata determinata dalla volontà di catturare lo sguardo di chi passa. I mille tipi di informazioni visive che ci circondano tendono a distrarre l’osservatore: ho voluto perciò attirare l’attenzione su punti precisi tramite l’utilizzo di colori brillanti, creando così una sorta di costrizione ottica. L’opera, come anche i colori, concedono una provocazione: oltre al livello estetico, l’arte nasconde anche un valore concettuale: è l’uomo che ricarica il terreno, oppure è il terreno che ricarica l’uomo?